Moby Dick, la mostra che racconta un mito a Palazzo Ducale di Genova
- Redazione
- 13 ott
- Tempo di lettura: 2 min
di Alessandra Penco
Da Melville all’arte contemporanea, dalla leggenda biblica di Giona ai canti delle balene del Mar Ligure: Moby Dick – La Balena trasforma Palazzo Ducale in un viaggio nell’immaginario del mare. Un percorso che attraversa secoli e linguaggi per raccontare come la balena bianca continui a interrogare l’uomo sul mistero della natura, sul potere e sulla ricerca di sé.

Una balena bianca attraversa secoli, saperi e immaginari: dal mito di Giona al romanzo di Melville, dalla biologia marina al design del Novecento, fino all’arte più sperimentale. A Genova, città di mare e di porti, questo racconto prende forma con una mostra corale che ragiona su ossessioni umane, potere della Natura, desiderio di conquista e di conoscenza.
La mostra, curata da Ilaria Bonacossa e Marina Avia Estrada con Michela Murialdo, è realizzata in collaborazione con TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary e si inserisce nel programma Genova e l’Ottocento.
Il percorso
Un libro che diventa mondo. Si parte da Moby Dick (1851): edizioni storiche, la traduzione Pavese, interventi d’artista (Isgrò, Tacita Dean, Mario Airò) trasformano il testo in materia visiva e oggetto-simbolo.
Natura, rotta, ascolto. Tra “ossi” e fanoni, la capanna inuit di Claudia Losi e il cielo stellato di Thomas Ruff riportano la navigazione alle sue coordinate prime. Nella Cappella del Doge, l’installazione audio di Alberto Tadiello intreccia canti di cetacei, voci di biologi e suoni del mondo: il Mar Ligure come santuario.
Collezionismo e caccia. Mappe, stampe, utensili, lampade a olio di balena: un atlante materiale che racconta industrie, rotte e immaginari. Il mito biblico di Giona attraversa secoli e tecniche, tra prestiti museali e frammenti rari.
Atlanti in movimento. Con John Akomfrah (Vertigo Sea), l’oceano è archivio di migrazioni, biodiversità e violenze ecologiche. Accanto, cannocchiali ottocenteschi, assegni di baleniere e tre edizioni americane di Moby Dick “arpionate” da Elisabetta Benassi.
Gioco, inquietudine, controllo. Tra il tricheco di Carsten Höller e la balena di Cosima von Bonin, la fauna diventa mascotte inquieta. Clara Harstrup affida agli acquari il ritmo di un’orchestra (con la consulenza dell’Acquario di Genova).
Design e forme d’acqua. Dalla Poltrona Moby Dick (1969, Alberto Rosselli) alle ceramiche di Arturo Martini e Fausto Melotti: quando le balene ispirano funzione e stile.
Genova, 1992. Un pannello con materiali del Teatro Nazionale ricorda il Moby Dick di Vittorio Gassman per le Colombiadi, tra porto antico di Renzo Piano e scena cittadina.
La Sala del bianco. Minimalismo e vertigine: Pino Pascali, Manzoni, Bonalumi, Dadamaino, Simeti e altri. Il “bianco” come mancanza di coordinate e contatto con il Mistero.
Finale immersivo. Con il video Of Whales di Wu Tsang, lo spettatore entra nella prospettiva della balena: quattro ore generative di immagini e suoni che cambiano in tempo reale grazie all’intelligenza artificiale.
Completano l’esperienza una VR originale firmata WAY Experience, un podcast prodotto da Chora Media (“Verso la balena”) e un ricco programma di visite guidate, laboratori e workshop tematici.
Info utili
Palazzo Ducale, Appartamento e Cappella del Doge – Genova
12 ottobre 2025 → 15 febbraio 2026
Orari: mar–ven 9–19; sab–dom 10–19; lunedì chiuso(esclusi weekend e festivi)
Cosa ci portiamo a casa
Un atlante culturale dove arte, scienza e letteratura dialogano.La balena come specchio: paura e meraviglia, sfruttamento e cura, memoria e invenzione.E Genova, ancora una volta, come porto di storie.


























