PIANURA - Voci nella nebbia
- Redazione
- 7 giu
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Aggiornamento: 7 giorni fa
Il viaggio emotivo di Mara Munerati e Giovanni Bertelli tra i paesaggi della Bassa - Di Beatrice Po
«Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».
Una citazione di Pavese che racchiude il senso profondo di un progetto legato alle radici. Mara Munerati e Giovanni Bertelli, due creativi nati nello stesso piccolo paese e cresciuti nello stesso palazzo, sono uniti da sempre dalla passione per la lettura.

Il 17 gennaio 2024, Mara scrive a Giovanni: “Senti, ma lo componiamo un reading sulla Bassa?”. E da lì tutto comincia.
Un reading, per chi non lo conoscesse, è una forma di lettura ad alta voce, spesso teatrale, che mescola testi, suoni e interpretazione per restituire storie in modo coinvolgente.
Nasce così “Pianura - Voci nella nebbia”: una serie di reading dedicati a un territorio fatto di campi sterminati, argini, fiumi sinuosi e quella strana foschia che confonde i contorni delle cose. Un atto d’amore verso la Pianura, quel paesaggio enigmatico dove sono nati e vissuti, e che oggi scelgono di raccontare con la voce.
Mi siedo con loro sulle sedie di plastica di un bar di paese, accendo il registratore. Il suono del campanile in sottofondo ci accompagna. Penso tra me e me che nessun inizio sarebbe potuto essere più perfetto per raccontare un progetto come “Pianura”. Uno spettacolo teatrale sulla Pianura Padana che ha saputo conquistare il pubblico locale con autenticità e memoria condivisa.
Beatrice: Raccontatemi la genesi del progetto. Sappiate che mi aspetto sia nato durante una notte buia e nebbiosa in un’osteria della Bassa...
Mara: Dopo avermi vista leggere ad alta voce, l’associazione “Tararì Tararera” di Cento mi ha chiesto se volevo partecipare a un reading sulla pianura, un tema che amo da sempre. La proposta è arrivata a inizio 2024, e lo spettacolo ha debuttato a settembre.
Beatrice: Da dove nasce questo interesse comune?
Mara: Dalla letteratura, sicuramente. Ci conosciamo da una vita e ci siamo sempre scambiati consigli, soprattutto su autori che raccontano il nostro territorio.
Giovanni: Siamo cresciuti nella Bassa e immersi da sempre in questo paesaggio. Il momento era quello giusto: cercavamo entrambi un modo autentico per esprimerci. Per me attraverso la musica, per Mara con la parola.
Beatrice: Tre parole per descrivere la Bassa a chi non la conosce.
Mara: “Nostalgia”. Alcuni paesini sembrano sospesi, immobili nel tempo. Anche se te ne vai, li ritrovi sempre lì, ad aspettarti.
Giovanni: La Bassa ha un tempo tutto suo. Guardi i casolari abbandonati e senti lo scorrere della sabbia nella clessidra. Un’altra parola che aggiungerei è “evocativa”. Ti invita a pensare.
Beatrice: Il paradiso degli overthinkers. E io mi sento molto chiamata in causa. Qual è il vostro posto del cuore nella Bassa? Quello che ha fatto dire “ok, qui c’è qualcosa di magico”.
Mara: Il mio mantra è “si torna sempre dove si è stati bene”, e per me è la campagna dietro casa. Posso girare quanto voglio, ma niente mi dà la stessa sensazione di libertà come prendere la bici e pedalare tra i campi dove sono cresciuta.
Giovanni: Non ho un luogo preciso, sono più legato alle stagioni. La nebbia d’autunno, le balle di fieno in estate, gli odori: il frumentone umido, le castagne...
Beatrice: Impossibile non pensare alla madeleine di Proust qui. Eppure, per molti, la pianura è solo un posto piatto dove ci si annoia.
Giovanni: Per me quell’orizzonte piatto è pura ispirazione. Mi ha spinto a comporre. Avere uno spazio così aperto davanti a te ti stimola la visione, la fantasia può viaggiare più libera. Con la nebbia, ancora di più.
Beatrice: L’esperienza del “nebbione” è formativa per chi vive nella Bassa. Qui si impara a romanticizzare la nebbia.
Mara: Per chi scrive noir, una gita da queste parti è quasi un obbligo.
Giovanni: La nebbia ti dà il permesso di immaginare tutto, qualsiasi mistero.
Mara: Ma solo se ti fermi a guardarla, naturalmente.
Beatrice: Questo è un territorio che indossa due anime. Da una parte c’è il ritmo veloce di una regione pulsante, fatta di aziende, persone sempre in movimento, orari serrati. Le campagne, in certi momenti, sembrano solo comparse sfuocate che scorrono via dai finestrini. Ma se ti fermi – se accetti il vuoto, la strada più lunga, la lentezza – allora inizi davvero ad ascoltare. A riconoscere le voci di questi luoghi, e magari anche ad innamorartene.
Beatrice: Come scoprite e selezionate gli autori che portate in scena?
Mara: Sono scrittori che abbiamo sempre amato: Guareschi, Pederiali, Celati. Leggerli è stato un modo per sentirmi meno aliena, meno sola. Parlavano di ciò che vedevo ogni giorno dietro casa, ma con un’emozione profonda. Cercare i brani giusti è come cercare acqua: essenziale. Per gli spettacoli scelgo le parti più evocative e le intreccio con interviste a chi vive qui, modificandole il meno possibile. A volte alterno le letture a registrazioni sul tema, altre volte sono le stesse voci raccolte ad avere una tale forza da guidare tutto il racconto.
Giovanni: Ci mettiamo pochissimi limiti. Vogliamo restare aperti alle contaminazioni, permettere a ogni spettacolo di essere unico. Così non ci si annoia mai.

Beatrice: E a livello pratico, come strutturate gli spettacoli? Da dove partite?
Giovanni: Iniziamo condividendo letture, segnandoci i passaggi che ci colpiscono di più. Da lì, costruiamo collegamenti, lasciandoci guidare dai testi e dagli autori stessi. In questo modo cominciamo a dare una forma concreta: decidiamo cosa inserire sul piano paesaggistico, come introdurre le storie, come accompagnare lo spettatore. Ma è un lavoro di continua scoperta. Le storie cambiano sempre, anche grazie agli incontri e ai suggerimenti delle persone del posto. I soli punti fermi sono le letture d’apertura e chiusura.
Mara: Immaginiamo gli spettacoli come un viaggio lungo il Po, seguendo il suo filo rosso. Invitiamo il pubblico a entrare in una nebbia fitta, che piano piano si apre e rivela forme, volti, dettagli. Partiamo dalla Bassa e dai suoi paesini, fino ad arrivare alle foci. A prima vista sembra un percorso sempre uguale, ma non lo è mai. Gli autori che parlano di questi luoghi sono tantissimi e nei loro libri si nascondono chiavi preziose per costruire la nostra “geografia immaginaria”. Come il bar del paese, ad esempio. Basta nominarlo e chi è cresciuto qui lo vede subito davanti a sé. Chi viene dalla Bassa ha un bar scolpito nei ricordi, no?
Beatrice: Giovanni, tu quali strumenti suoni? E a quali musicisti ti ispiri per accompagnare le letture?
Giovanni: Suono chitarra elettrica, acustica e banjo. Cerco una musica minimale, che rispecchi i paesaggi piatti e silenziosi della Bassa. La maggior parte delle mie ispirazioni arriva da oltreoceano. Penso a Paris, Texas di Wim Wenders, un connubio perfetto tra immagine e suono: Ry Cooder, con tre note, riesce a raccontare un intero territorio. Oppure Bill Frisell, Tom Waits, Mark Orton – autore della colonna sonora di Nebraska, dove il luogo diventa protagonista. Il mio obiettivo è creare suoni che evochino stati d’animo e accompagnino il pubblico dentro alle parole che ascolta.
Beatrice: E il pubblico? Che tipo di riscontro avete avuto finora? C’è una data che vi è rimasta nel cuore o un luogo dove vi piacerebbe esibirvi?
Mara: Casumaro è stata una delle date più intime. Eravamo nella biblioteca, a pochi passi dal pubblico. C’era un senso di calore, di abbraccio reciproco. Anche a Castelmassa è stato speciale: durante lo spettacolo sentivamo le persone mormorare tra loro, riconoscersi nei racconti, condividere la sorpresa. Non interrompevano, partecipavano, sorpresi e genuini. C’è una gioia profonda nel sentire che quello che hai costruito riesce a far sentire qualcuno a casa.
Beatrice: Allo spettacolo di Casumaro c’ero anch’io, e devo dire che l’emozione era palpabile. Sentivo le persone parlare tra loro di ciò che avevano appena ascoltato…
Giovanni: Il nostro pubblico è composto principalmente da persone di una certa età, e credo non sia scontato per loro vedere due giovani portare sul palco qualcosa del proprio reale vissuto. Si sentono parte di una storia. Autori come Celati o Guareschi hanno fatto proprio questo, in fondo: rendere alto ciò che qui è stato vissuto come quotidianità.
Beatrice: Parlando di futuro, cosa sognate per il progetto?
Mara: Io sogno di fare uno spettacolo di “Pianura” sulla Nena, il battello che naviga sul fiume a Ferrara. Oppure una data a Brescello, in occasione della Benedizione del Po a settembre. In quei giorni c’è anche il mio compleanno, quindi sarebbe il regalo perfetto. Di mail ne mandiamo tante… incrociamo le dita.
Giovanni: A me piacerebbe portare Pianura fuori dai nostri confini, anche all’estero, magari trovando delle realtà o associazioni legate all’Italia. Potremmo rispondere al bisogno di chi si è trasferito e sente nostalgia di casa!

Beatrice: Vi piacerebbe, un domani, portare “Pianura” anche nelle scuole?
Giovanni: Io che nella scuola ci lavoro, ammetto di averci pensato. Ma prima vorrei ripensare lo spettacolo per renderlo il più inclusivo possibile anche per i ragazzi di origini straniere. Trovare la chiave giusta per farli sentire uniti e non tagliati fuori.
Beatrice: Parlando di giovani, so che c’è anche un altro progetto per arrivare alle nuove generazioni in modo più diretto…
Mara: Lo diciamo qui in anteprima: stavamo pensando a un podcast creato con le registrazioni originali delle interviste che facciamo per Pianura. Materiale che abbiamo già, nuove registrazioni magari dedicate a ricorrenze particolari… il tutto mescolato a letture. Prima, però, pensiamo alle date imminenti. Poi si vedrà…
Beatrice: Ci sono nuove date in vista?
Mara: Il 2 luglio siamo a Medicina, poi si passa a settembre: il 7 a Sala Bolognese, il 24 a San Matteo della Decima. il 25 ottobre saremo al Centro Culturale Zavattini di Luzzara, il 9 novembre di nuovo a Sala Bolognese e il 16 dello stesso mese al Museo della Civiltà Contadina di Bentivoglio.
Beatrice: Ultima, fondamentale domanda: dove seguirvi per rimanere aggiornati sulle date?
Mara: Su Instagram, alla pagina @voci_nella_nebbia c’è tutto. Oppure su @la_bassa_is_a_state_of_mind, dove oltre alle news sul progetto pubblico fotografie delle mie scampagnate nella Bassa.