Il profumo della città: un viaggio sensoriale al Mercato Orientale di Genova
- Redazione
- 29 mag
- Tempo di lettura: 3 min
di Malva Moncalvo
Quando scrivo mensilmente per “La mia Genova” l’intento è quello di condividere con Voi il mio mondo fatto di odori e profumi, un mondo invisibile che tuttavia, spesso inconsapevolmente, caratterizza il vissuto di ognuno di noi. Non potevo quindi non parlarvi del Mercato Orientale di Genova, crocevia di storia della nostra città e fonte di ispirazione immensa per creativi di ogni settore, dal culinario, all’arte di dipingere e anche a quella di “annusare”, o almeno per me così è!

Innanzitutto è bene ricordare le origini di questo posto meraviglioso che inizialmente, alla fine del 1600, avrebbe dovuto essere il chiostro della Chiesa di Nostra Signora della Consolazione. Circa 200 anni dopo, siamo nel 1899 viene invece inaugurato il mercato con un evento che all’epoca riscosse un enorme successo, accorsero in moltissimi per ammirare la mostra di fiori, si narra che sia stata portata un’enorme palma dai giardini di Nervi e che sia stata organizzata la partenza di cinquecento piccioni viaggiatori che attirò numerosissimi spettatori. Da quel momento prende vita il Mercato Orientale di Genova che prende il nome dalla porta orientale della città, dobbiamo infatti immaginarlo collocato tra le mura cinquecentesche che oggi non sono più visibili.
La struttura è sempre stata considerata “troppo bella” per essere destinata a un semplice mercato complice anche l’utilizzo di materiali innovativi per l’epoca che hanno contribuito al successo dell’opera che però poi nel corso del novecento è stata trascurata e non utilizzata appieno fino alla ristrutturazione del 2019 che ha dato vita al MOG che noi tutti oggi conosciamo, un luogo per apprezzare “le cucine dal mondo” ma anche per partecipare a iniziative formative, corsi, eventi di team building respirando un’atmosfera autentica, gioiosa e raffinata.

Il mio “giro” si è però concentrato tra i banchi del piano terreno dove mi sono focalizzata su ciò che, olfattivamente, mi occorreva respirare: spezie, frutta e qualche fiore.
Ho iniziato “agguantando” vasi di noci brasiliane, cannella e vaniglia per poi dedicarmi ai sacchettini delle spezie: ginepro, pepi di varie origini, cardamomo e cumino. Le piante aromatiche le ho un po’ tralasciate perché mi ci sarei dedicata in vivaio nel pomeriggio e a casa dove avevo già preparato l’essicatoio. Quindi sono passata alla frutta per memorizzare le varie sfaccettature dei frutti tropicali, dalla banana, al mango passando per papaya, maracuje e cirimoya! Ma la vera sorpresa è stata la soddisfazione di annusare diversi tipi di pomodori che hanno una complessità olfattiva considerevole e che stimolano efficacemente il cosi detto “olfatto retronasale” quello che ci mette in comunicazione con il gusto e che i “sommelier di vini” sanno utilizzare egregiamente. Anche i frutti rossi mi hanno dato molta soddisfazione, qui l’acidulo della nota si mescola alla morbidezza della parte zuccherina per un effetto “selvaggio” estremamente interessante.
Pensavo di aver termianto la mia “smelling session” quando sono stata colpita da cesti di origano e cornucopie di zenzero che non ho potuto fare a meno di sentire per poi concludere tra le file di piantine dell’orto: fragole e basilico, una combo originale! Ma vuoi non dedicarti un attimo anche ai fiori? Per fortuna che le ortensie non sono profumatissime e quindi è stato un passaggio veloce che però ha molto appagato la vista!
Ho incontrato persone appassionate del proprio lavoro, disponibili nella condivisone delle loro conoscenze che mi hanno raccontato il proprio quotidiano permettendomi di ammirare una varietà di materie prime selezionatissima e di elevatissima qualità.
I banchi da ammirare sono moltissimi e permettono l’acquisto di ogni genere alimentare, pertanto, ciò che vi consiglio, è di andare miratamente a quello che vi interessa magari suddividendo le vostre visite in maniera tematica.
