Il Cortile del Leccio – Una pausa incantata nel cuore di Modena
- Redazione
- 29 set
- Tempo di lettura: 4 min
di Beatrice Po
Basta varcare la soglia, e la città scompare: in un antico cortile di Modena, il tempo rallenta all’ombra di un leccio secolare.
Un passo oltre la soglia
Nel cuore di Modena c’è un altro cuore. Un piccolo cortile quadrato, un portico luminoso che abbraccia un gigante buono. Un gigante silenzioso, immobile, un simbolo di vita, a testamento del tempo che passa. Qui, puoi sederti sotto fronde lunghissime, che sembrano voler sfiorare le ombre delle colonne del portico nei giorni di sole, e lasciarti il caos del centro città alle spalle. Lontano dal continuo via vai dei pedoni, dal vociare del mercato e dai trafficati viali, c’è un luogo che sembra voler sussurrare un segreto a chi si ferma ad ascoltare. È il Cortile del Leccio, un angolo incantato che fa parte dell’antico complesso di San Paolo. Questo complesso monumentale ha una storia ricca: costruito nel 1192, passa nel 1486 alle suore di Nostra Signora della Misericordia, tramutandosi in un luogo di clausura, silenzio e spiritualità. Le monache lo abiteranno fino al 1774, lasciando il luogo a un destino di costante cambiamento: una caserma ai tempi di Napoleone, di nuovo luogo di culto per volontà del Duca Francesco IV d’Austria e poi, nel 1859, il complesso diventa un Educandato per ragazze meno abbienti e prende ufficialmente la veste che conosciamo ancora oggi col nome di Complesso di San Paolo.

Il guardiano silenzioso
Nel cortile del complesso, dai muri rosati che si accendono di un arancione abbagliante alle prime luci del tramonto, c’è il protagonista: un leccio secolare di 120 anni che domina la scena con la sua chioma ampia e scura. Non è un albero qualunque. Appena si accede al cortile dal lungo corridoio che si può imboccare da Via Francesco Selmi, la sua presenza colpisce e lascia senza parole, come una forza potente e rassicurante. Passo dopo passo, attraversando il corridoio possiamo scorgere il tronco possente, poi le foglie, che sembrano incorniciate dalle arcate del porticato, e infine i rami, lunghissimi, quasi infiniti. Ci sembra un antico saggio, un guardiano del tempo che ci osserva dall’alto. D’altra parte il leccio è un sempreverde che nella simbologia legata alla natura rappresenta forza e resilienza, oltre alla capacità di resistere alle intemperie, alle stagioni e al passare degli anni. Arrivati alla fine del corridoio, la sensazione è quella di aver varcato una soglia, un confine che ci ha trasportati in un attimo in un luogo sospeso, dove respirare e rallentare, fermarsi un po’. Anche senza fare nulla.
Un cortile, tante storie
Il fascino del Cortile del Leccio non è fatto solo di silenzio e natura, ma anche delle persone e dei progetti che lo abitano. Negli ultimi anni questo spazio ha saputo mantenere un giusto equilibrio tra la riservatezza e il movimento, arricchendosi di realtà che ne rispettano l’atmosfera, aggiungendo colore e carattere senza mai spezzarne l’armonia. Tra queste realtà troviamo Major Tom, un locale situato lungo il corridoio con cui si accede al leccio, che accoglie i visitatori in un contesto rilassato e riparato dal resto del centro storico. Qui c’è un altro dettaglio sorprendente di questo magico angolo di Modena: un grande banano che cresce rigoglioso tra i tavolini esterni. È quasi un piccolo cortile nel cortile, dove sorseggiare un caffè o un aperitivo diventa un’esperienza dal sapore leggermente esotico, a metà tra mura antiche e una natura che osa spingersi più in là di quanto crederemmo possibile.

Sapori di terre lontane
Prima di uscire dal cortile, c’è un altro posto ancora da scoprire. Prende il nome di Roots: un coworking di giorno e ristorante di sera unico nel suo genere. Un progetto sociale che intreccia culture, esperienze e sogni nato grazie a Caroline Caporossi come progetto parallelo di Association for the Integration of Women (AIW), un’associazione volta all'integrazione delle donne. Caroline, discendente diretta di calabresi emigrati negli USA nel primo Novecento, sente forte il concetto di “radici” e sceglie di dare proprio questo nome al ristorante, con lo scopo di aprire le porte delle cucine a donne immigrate in Italia che, come ai tempi fecero i suoi parenti, cercano fortuna e il loro posto nel mondo. La cucina è affidata a donne provenienti da vari paesi, che portano con loro i sapori della propria terra. Il risultato è un ambiente dal retrogusto etnico, una carta che cambia continuamente, sia per l’aperitivo che per la cena, e che mescola tradizione italiana e piatti internazionali, regalando a chi si siede a tavola un viaggio culinario che parte da Modena ma si allarga a tutto il mondo. La presenza di un coworking rende questo spazio vivo durante tutta la giornata, frequentato da studenti, professionisti, creativi e curiosi di passaggio. Le sale del coworking così come gli spazi del cortile sono spesso animati anche da festival e convegni, come la fiera della piccola e media editoria (BUK Festival) e il festival internazionale del giornalismo investigativo (DIG).
Un invito a fermarsi
Il Cortile del Leccio è speciale proprio per questa sua capacità di conciliare gli opposti: è silenzioso ma vivo, antico eppure sempre in movimento, intimo e al tempo stesso aperto al mondo. È il tipo di luogo che non ci si aspetta di trovare nel pieno centro storico di una città come Modena, e che per questo meraviglia ancora di più. Entrare qui significa regalarsi una parentesi diversa: che sia per leggere un libro all’ombra del leccio, per condividere un a pausa pranzo con amici, per lavorare in un ambiente evocativo o anche solo per curiosare e lasciarsi avvolgere dall’atmosfera: questo cortile ha il misterioso potere di far sentire chiunque accolto.










