Cascina Falchera: storia e rinascita agricola nella campagna torinese
- Redazione
- 4 giorni fa
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di Roberta Baldelli
Tra le campagne a nord di Torino, lungo la strada che un tempo collegava la città ai paesi di Leinì e Cuorgnè, sorge Cascina Falchera. Nata nel Settecento come tenuta agricola, la cascina ha attraversato secoli di trasformazioni fino a diventare oggi un centro dedicato all’agricoltura sostenibile e alla tutela della biodiversità. Un luogo che racconta la storia di un territorio rurale alle porte della città, dove passato e innovazione si incontrano nel segno della terra.
Origini e storia
La cascina affonda le radici nel territorio agricolo dell’area nord-torinese: probabilmente costruita agli inizi del XVIII secolo su un terreno acquistato dalla famiglia Falchero, la struttura era situata lungo la strada di Cuorgnè / Leinì, nel contesto ancora rurale della pianura torinese. Il nome della cascina – e di conseguenza quello del quartiere – deriva proprio dalla famiglia Falchero, che possedeva la proprietà nel 1790. La planimetria e l’impianto della cascina si evolsero nei secoli: ad esempio, nel Catasto Napoleonico risulta un ampliamento della corte centrale e dei fabbricati rustici. Durante la Seconda Guerra Mondiale la cascina subì danni da bombardamento: ad esempio, il 13 luglio 1943 fu colpita da una bomba incendiaria. A partire dalla fine del XX secolo la cascina venne rifunzionalizzata: tra il 1986 e il 1994 furono realizzati interventi dell’Ufficio Tecnico del Comune di Torino per laboratori, spazi didattici, trasformandola in un “Centro di Cultura per l’Educazione all’Ambiente e all’Agricoltura”.
Concessione, missione e ristrutturazione
La cascina è ora un “bene comune” della Città di Torino ed è concessa al Consorzio Kairos (gestore) in convenzione con ITER – Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile. Il progetto si pone l’obiettivo di trasformare la cascina da semplice fattoria didattica in un hub di innovazione sociale ed educativa, integrando agricoltura urbana, educazione ambientale, inclusione e comunità. Un aspetto concreto della ristrutturazione è il restauro “inclusivo” dell’autentico tram storico «614» ospitato a Cascina Falchera, realizzato attraverso un laboratorio artigianale con partecipazione di persone in situazione di fragilità o vulnerabilità.
In particolare:
Il cantiere artigianale della falegnameria sociale ha coinvolto persone in percorsi di reinserimento, con un professionista che segue il lavoro pratico.
Il restauro del tram è stato descritto come un simbolo di riuso e riscatto sociale.
Parallelamente, la cascina è coinvolta nel progetto europeo CoFarm4Cities (finanziato dalla UE) che mira a costruire un modello sostenibile di agricoltura peri-urbana, contro l’espansione urbana incontrollata.
Nel contesto di questo progetto:
Sono stati realizzati nuovi orti urbani comunitari (circa 17.000 mq) destinati a cittadini, associazioni e gruppi.
L’Università di Torino (DISAFA) e altri soggetti accompagnano il percorso con monitoraggio della biodiversità, coinvolgimento e partecipazione degli attori locali.
Inoltre, è partito il progetto Oasi Pianeta – Riserva Naturale della Biodiversità all’interno della cascina: un’area di circa 10.000 mq (quinquennale) che ospita alberi nettariferi, alveari intelligenti e laboratori di educazione ambientale.
Attività
La cascina offre un ventaglio di attività che vanno ben oltre la semplice agricoltura. Tra i principali aspetti:
Fattoria didattica: spazi dedicati all’allevamento, orti, trasformazione alimentare, laboratori botanici.
Orti urbani comunitari: come detto, l’inaugurazione è avvenuta nel novembre 2024, con l’apertura di lotti a privati e associazioni, workshop e corsi sulla coltivazione sostenibile.
Spazi di educazione ambientale e STEAM: ad esempio, progetti all’aperto, apprendimento esperienziale per scuole, con approccio interdisciplinare.
Accoglienza e comunità: la cascina diventa luogo di co-gestione, partecipazione attiva dei cittadini e nuove economie circolari.
Eventi e filiere agricole sostenibili: produzione locale, inclusione, sostenibilità ambientale e sociale si intrecciano nei servizi offerti.
È significativo che il progetto non si limiti all’educazione di bambini e ragazzi, ma coinvolga anche adulti, famiglie, anziani, persone con fragilità. Il restauro del tram, ad esempio, costituisce un vero e proprio laboratorio di formazione e inserimento lavorativo. La risignificazione della cascina è in linea con obiettivi importanti: contrastare la perdita di aree agricole peri-urbane, promuovere agricoltura urbana circolare, favorire inclusione sociale. Uno degli elementi promettenti è la dimensione replicabile: la cascina come “pilot site” per un modello europeo di agricoltura peri-urbana. In ambito ambientale, la collaborazione universitaria e il monitoraggio della biodiversità (ad es. impollinatori) sono indicatori della profondità del progetto. Infine, in termini sociali, la partecipazione attiva, la rigenerazione di spazi, la creazione di opportunità formativa e di lavoro per persone vulnerabili, testimoniano una forte valenza innovativa.
La Cascina Falchera è ben più di una cascina storica recuperata: è diventata un laboratorio vivente di innovazione sociale, ambientale ed educativa, in cui agricoltura, comunità, sostenibilità si intersecano.
Nel contesto urbano di Torino, la sua collocazione in un quartiere periferico come la Falchera la rende anche elemento di rigenerazione territoriale — riannodando i legami tra città e campagna, tra passato agricolo e futuro sostenibile. Restano – come per ogni progetto ambizioso – sfide da affrontare: la piena inclusione, il consolidamento delle attività, la sostenibilità economica nel lungo termine. Ma le basi gettate sono solide.
Dove trovarla
Cascina Falchera si trova a Torino in Strada Cuorgnè 109. Sulla pagina Instagram Ufficiale potrete trovare tutti gli ultimi aggiornamenti su eventi ed iniziative.






















