La 19° edizione della Biennale Architettura 2025: Intelligens. Natural. Artificial. Collective. Ricostruire nuovi spazi di dialogo
- Redazione
- 6 nov
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 13 nov
di Giuditta Ferrari
La Biennale Architettura 2025: Intelligens. Natural. Artificial. Collective. lancia una sfida alle nazioni partecipanti, chiamate ad indagare nuove forme di abitare e costruire spazi per ricomporre il rapporto con l’ambiente che ci circonda e rispondere alla crisi climatica. Il futuro è necessariamente legato al passato: per questo motivo alcuni progetti dell’esposizione rappresentano un viaggio nel tempo per i visitatori.

La Biennale Architettura 2025: un viaggio tre epoche e territori
Il padiglione del Brasile, ad esempio, è costituito da più assi per creare una mappa degli insediamenti umani, mostrare le diverse modalità di adattarsi al territorio e come esso di modifica. La collaborazione della Gran Bretagna con il Kenya, invece, prova a riparare le fratture che la polvere del tempo ha coperto e quasi cancellato, riportando alla luce storie lontane nel tempo e nello spazio.
Una volta ricucito il legame con le epoche precedenti è possibile comprendere il nostro presente e il percorso che ci ha condotti fin qui, grazie alla conoscenza delle nostre radici. Le tematiche osservate indagano le sfide che condizionano la società moderna, per individuare i problemi più urgenti, come il riscaldamento globale.
Affrontare la crisi climatica: il caso Germania
Il padiglione tedesco è suddiviso in tre parti: nella prima il visitatore esamina e affronta il problema dell’aumento delle temperature, mentre nell’ultima sala scopre soluzioni volte non tanto a fermare la crisi, quanto a superarla, ad esempio riducendo il consumo di suolo a favore della crescita di spazi verdi più vivibili.
Confrontare i modelli di abitare: Austria, Roma e Vienna
Prima di sviluppare nuove idee e progetti per il futuro, è utile confrontare i modelli di edilizia per capire quali funzionano meglio. Il padiglione austriaco sfrutta la simmetria della struttura per paragonare il sistema adottato da due città: Vienna e Roma. AGENCY FOR BETTING LIVING affronta la questione dell’abitare in un’ epoca di crisi urbane molteplici: affitti alle stelle, affitti turistici, politiche immobiliari discutibili e speculazione sugli immobili sfitti. La soluzione preferibile per il visitatore è rappresentata dal social housing in netto contrasto con Roma, segnata da progetti falliti e abbandonati. La città eterna diventa una città fantasma non solo di rovine antiche nella quale è impossibile vivere.
Collaborare per un futuro migliore
Ė importante accogliere le proposte e condividere le idee, perchè come in una grande squadra occorre pensare al benessere di tutti i membri per andare oltre le differenze che dividono e indeboliscono.

Il progetto canadese Picoplantonicks mostra che è possibile cooperare con la natura per costruire nuovi spazi di risanamento con il pianeta. L’ innovazione tecnologica può infatti essere combinata con l’intelligenza naturale in una piattaforma di biofabbricazione che è in grado di “stampare” strutture viventi.
Abitare tra natura e tecnologia
Dopo la crisi pandemica è cresciuto il numero di persone che desiderano abitare vicino a spazi aperti e verdi, come nel complesso residenziale Pacific di Bruxelles 1967. I diversi piani del grattacielo sono stati trasformati in camere climatiche, ecosistemi verdi che generano aria fresca per tutti gli appartamenti. In questo modo si crea una nuova simbiosi tra ciò di cui le piante necessitano, quel che l’edificio è in grado di gestire e quel che i suoi abitanti vogliono, come Adamo ed Eva prima di venire cacciati dall’Eden. Gli uomini vivono in un paradiso senza accorgersene.
Tra spreco e rigenerazione: il messaggio del Portogallo
Ma anche il migliore dei mondi possibili è minacciato dalle ingiustizie e dallo spreco delle risorse. L’installazione del padiglione esterno del Portogallo invita i visitatori a mantenere uno sguardo curioso e attivo per trovare soluzioni positive, focalizzandosi sul rapporto tra gli individui e i paesaggi, naturali o artificiali.
Internalities: la proposta spagnola
Ogni volta che costruiamo uno spazio decostruiamo un altro altrove. Il progetto presentato dalla Spagna introduce un termine inedito Internalities per sottolineare l’importanza di ridurre al minimo le esternalità ambientali associate ai processi di produzione. Ogni progetto rappresenta un modo distinto di internalizzare un materiale. Questa panoramica di architetture attualmente sviluppate in Spagna valorizza il lavoro di una generazione di studi spagnoli le cui pratiche si caratterizzano per l’uso di risorse locali, rigenerative e a basso impatto carbonico. Attraverso il recupero di mestieri antichi e del sapere tradizionale si promuove un approccio che privilegia il riutilizzo, la rigenerazione e la reintegrazione dei materiali in loco. La miniera urbana e l’antropominiera rappresentano una possibilità reale che naturalizza l’urbano in cicli propri potenzialmente infiniti.

Serbia: tra algoritmi e natura
La circolarità della forma e della materialità, così come l’idea della temporalità, cercano di aprire nuove prospettive di comprensione dello spazio architettonico. Nel progetto del padiglione della Serbia il dinamismo dell’intelligenza naturale si intreccia con i processi algoritmici di quella artificiale, basata sui dati, per tessere uno spazio e poi riportarlo alla forma originaria di 125 palline di lana.
Ricominciare dal vuoto: il senso della soglia
La ricerca di luoghi in cui dare spazio sia alla natura sia all’intelligenza artificiale conduce alla distruzione per ripartire dalle fondamenta e dalla terra. Davanti al vuoto siamo costretti a ripensare lo spazio e ad inventarlo da zero come una tela bianca.
Siamo sospesi in un limbo, come nelle verande delle case americane: uno spazio intermedio che non si trova né fuori né dentro. Per questo motivo il portico diventa un luogo sacro dove l’individuo può riflettere sull’equilibrio tra sé stesso e il mondo. Ė proprio sulla soglia che si trova il punto del dialogo e dell’incontro. Nella cultura giapponese, il concetto di “ma” definisce uno spazio intermedio di scambio reciproco dove i confini tra umano e non umano, natura e artefatto si confondono. Qui si partecipa non come comandanti o osservatori ma come parte di un dialogo.








