Gli appartamenti papali di Savona: un gioiello di storia e spiritualità
- Redazione
- 4 giorni fa
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di Marco Bagatin
A Savona tra il mare e i vicoli del centro storico, si cela un luogo che sorprende e incanta: gli appartamenti papali. Qui il tempo sembra essersi fermato, tra stanze eleganti e memorie di antichi pontefici.

Savona, la dimora dei Papi

Uno dei soprannomi con cui Savona è conosciuta nel mondo è “La Città dei Papi”, poiché il piccolo capoluogo di provincia ha dato i natali a due illustri pontefici: Sisto IV e Giulio II, entrambi appartenenti alla ricca e potente famiglia Della Rovere. C’è stato, però, anche un terzo papa, un pontefice divenuto savonese d’adozione: si tratta di Pio VII, che fu tenuto prigioniero negli appartamenti (per volere di Napoleone Bonaparte) dal 1809 al 1812. Durante quel periodo, Pio VII intrecciò un profondo legame con i cittadini savonesi, i quali lo presero molto a cuore.
Gli appartamenti papali a Savona sono il luogo che più di ogni altro testimonia il profondo rapporto che Savona ebbe con questi tre illustri pontefici: un ambiente in cui arte e storia, dal Medioevo fino ai giorni nostri, s’intrecciano regalando ai visitatori un’esperienza indimenticabile.
Tra fede e potere, la storia degli appartamenti papali di Savona



Gli appartamenti papali a Savona sono situati all’interno del Palazzo Vescovile di Savona, la cui struttura venne edificata intorno al 1259 come convento francescano, dotato di una chiesa, demolita tra il 1589 e il 1605 per far posto all’attuale cattedrale e di un chiostro, tutt’ora visibile.L’edificio divenne fin da subito un luogo di pellegrinaggio da parte di numerose personalità cittadine, tra cui il futuro papa Sisto IV. Dopo la definitiva conquista di Savona da parte dei genovesi e la successiva demolizione del complesso religioso sul Priamar, Papa Paolo IV autorizzò il trasferimento della sede vescovile nel convento, avviando le prime ristrutturazioni sotto il vescovo Fieschi. Da allora gli ambienti interni del convento subirono numerosi restauri e rifacimenti, acquisendo ricche decorazioni degne degli ospiti illustri che ospitarono. L’aggiunta più famosa è quella fatta da Giulio II, ovvero l’edificazione della celebre Cappella Sistina, voluta per ospitare le tombe dei suoi genitori, tra il 1481 e il 1483. La struttura venne poi ridecorata nel 700’ in stile rococò.
L’aspetto odierno risale al XVIII secolo, grazie al vescovo Domenico Maria Gentile, che nel 1788 avviò un grande restauro della facciata, dell’atrio e degli interni, finanziato con le indennità ricevute dopo la cessione dell’abbazia di S. Quintino.
Appartamenti o prigione dorata?
All’inizio del XIX secolo gli appartamenti papali divennero uno dei fronti politici delle guerre napoleoniche. Infatti, per decisione di Napoleone, l’allora pontefice Pio VII fu arrestato dal generale Miollis nella notte del 5 luglio 1809 (a causa del rifiuto del Papa di annullare la scomunica contro l’imperatore e di rinunciare al potere temporale dello Stato Pontificio) e, dopo 42 giorni di viaggio, condotto nella città di Savona.
La piccola località ligure fu scelta dallo stesso Napoleone per la sua posizione strategica, ovvero vicina alla Francia, così da permettere al condottiero di tenere più facilmente sotto controllo il pontefice ribelle.
Nei primi diciotto mesi di prigionia il Papa godette di una certa libertà, sebbene sempre sotto stretto controllo delle autorità francesi: in questo periodo poteva passeggiare nel chiostro sottostante e incontrare i rappresentanti del clero locale. Inoltre, sopra l’ingresso del chiostro si trova una vera e propria loggia papale, da cui Pio VII poteva benedire i numerosi fedeli e pellegrini che accorrevano per vederlo.
Nonostante i rigidi controlli, soprattutto sulla corrispondenza, il Papa riuscì comunque a comunicare segretamente con l’esterno grazie all’aiuto di persone semplici e umili, come Paola Olivieri, detta “la Sassellina”, addetta ai servizi di camera, che nascondeva le lettere cucendole all’interno del proprio corsetto, oppure grazie a un contadino di nome Francesco Falco, che occultava i messaggi nei cesti di verdure destinati al palazzo vescovile. La sala dello scrittoio si rivelò un luogo di decisione molto importante, ambiente piccolo e modesto dove le missive segrete del papa venivano redatte per religiosi e alleati.
Alla fine però lo scambio segreto di lettere del papa fu scoperto, ciò fece si che la prigionia diventasse ancora più stretta e non gli venne più permesso di uscire.
Nel 1812 per timore di un’azione da parte britannica per liberare il papa, Napoleone ordinò di trasferire Pio VII a Fontainebleau, località vicino a Parigi. Così la notte del 9 giugno il pontefice venne trasferito in gran segreto fuori dalla città. Si dice che i francesi temessero una reazione violenta dei savonesi e, per evitare di attirare attenzioni indesiderate, le ruote della carrozza e gli zoccoli dei cavalli furono coperti con dei panni.
Terminò così la prigionia di Pio VII a Savona, ma gli appartamenti vissero ancora lunghi periodi di ricchezza, oggi a ricordare la storia di Pio VII c’è una statua raffigurante il pontefice nella “sala del trono”, una sala che assieme alle altre colpiscono turisti e savonesi con la propria bellezza, personaggi curiosi di apprendere nuovi dettagli e curiosità legati a quegli splendidi luoghi ancora carichi di vita e bellezza che ancora oggi testimoniano l’importanza avuta da una città che ha dato al mondo due papi e che ne ha adottato uno.