Essere donna nell'antica Pompei: la mostra che mette a confronto il presente e un passato fin troppo attuale
- Redazione
- 15 set
- Tempo di lettura: 3 min
di Emanuela Dente
Dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026, negli spazi suggestivi della Palestra Grande, prende vita la mostra "Essere una donna nell'antica Pompei". Una narrazione intensa e coinvolgente che rende le donne pompeiane vere testimoni della loro epoca, pronte a raccontare ancora oggi il volto autentico della città sepolta.

Pompei: una città che parla ancora attraverso la mostra

Pompei è un sito archeologico conosciuto in tutto il mondo e ogni giorno migliaia di persone scelgono di visitare le rovine dell'antica città sepolta, per vivere l'emozione di camminare lungo le strade che un tempo percorrevano i nostri antenati. Ma quelle di Pompei non sono solo le vestigia di una città “sfortunata” e per lungo tempo dimenticata. Questo luogo offre ai contemporanei e (si spera) alle generazioni future la possibilità di comprendere davvero il passato e metterlo a confronto con il presente in una maniera assolutamente unica.

Perché Pompei parla, è viva, e grazie a una ricerca che sin dai primi scavi di epoca borbonica non si è mai fermata, è stato possibile dare un nome ai suoi abitanti e ricostruire ogni aspetto e ogni fase delle loro vite. Ed è proprio con l'intento di creare una connessione con i pompeiani di 2mila anni fa che è stata concepita la mostra “Essere una donna nell'antica Pompei”, allestita all'interno degli straordinari ambienti della Palestra Grande visibile fino al 31 gennaio 2026. Tuttavia, a differenza di altre esposizioni tematiche, questa volta le protagoniste assolute sono le donne, 8 magnifiche figure femminili delle quali conosciamo anche i dettagli più intimi e inconsueti.
La mostra e alcuni miti da sfatare su Pompei
La mostra a Pompei non si limita esclusivamente a dare informazioni ai visitatori ma è stata creata per sfatare alcuni dei cliché più spietati relativi alle condizioni di vita delle donne nell'antichità. I ricercatori hanno ricostruito il vissuto di Amaryllis, Eutychis, Flavia Agatea, Giulia Felice, Eumachia, Asellina e altre, esponenti di un universo parallelo che hanno fatto di tutto per emergere e per non rassegnarsi al ruolo che la società voleva imporre a tutte loro. Le donne dell'antica Pompei, infatti, pur non avendo accesso a cariche pubbliche di alcun genere, non erano semplicemente parte di un gineceo in cui l'unica occupazione era la filatura ma, al contrario, erano anche imprenditrici di successo e sacerdotesse. Una delle donne più famose di Pompei, Eumachia, era una sacerdotessa di Venere, rispettata e molto ricca, il cui nome è legato alla costruzione di un edificio pubblico che fece erigere e sue spese all'interno del foro. Giulia Felice, invece, decise di avviare un'attività in proprio all'indomani di un grave terremoto che aveva sconvolto la città pochi anni prima dell'eruzione del 79 d.C.. All'indomani della chiusura di uno degli impianti pubblici, ella mise a disposizione le proprie terme private e diede il via a una fiorente e redditizia impresa.
Le donne di Pompei e il culto della bellezza
La mostra a Pompei si concentra anche su altri aspetti della vita quotidiana delle donne, compresa la loro routine di bellezza. Parte della giornata delle antiche romane, infatti, era dedicata alla cura si sé,
dall'acconciatura dei capelli al trucco ma tutto questo era ad esclusivo appannaggio delle donne di ceto sociale più alto. Per le schiave invece la vita era completamente diversa e molto spesso alcune di queste
ragazze erano costrette a praticare il meretricio all'interno della domus dove prestavano servizio.
La storia della schiava Eutiche in mostra a Pompei
Eutychis era una giovane donna che prestava servizio in una delle ville più lussuose dell'intera Pompei, la Casa dei Vettii. All'ingresso dell'edificio è stato trovato un graffito con il suo nome, in cui si legge che “Eutychis, greca di modi raffinati, si concede per due assi”, corrispondenti al costo di una pagnotta di pane oppure di un bicchiere di vino di pessima qualità. Verosimilmente, questa schiava praticava il meretricio all'interno di una piccola e angusta stanza alla quale si accedeva passando attraverso le cucine, quindi lontano dagli ambienti dove i ricchi proprietari ricevevano gli ospiti di riguardo. Sulle pareti di questo piccolo cubìcolo erano presenti anche le famigerate immagini erotiche che hanno reso celebre Pompei, e questo ha contribuito ad avvalorare la tesi secondo cui questa giovane domestica non svolgeva unicamente mansioni domestiche.
Donne vere da riscoprire nella mostra a Pompei

Eh si, Pompei era anche questo ma è proprio la possibilità di “incontrare” i suoi abitanti che rende questo sito così affascinante. E con la mostra dedicata alle donne che abitavano in questa città è stata data ai visitatori l'opportunità di andare oltre la rappresentazione stereotipata che è andata avanti per decenni, alimentata anche dal cinema e da una storiografia sorprendentemente propensa a non rendere giustizia alle donne e a sminuire il loro contributo all'interno della società.
Queste sono donne vere, e la loro vita merita di essere conosciuta.








