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Famiglia Capellini, il vino delle Cinque Terre che nasce a Volastra

di Alessandra Penco


A Volastra, piccolo borgo delle Cinque Terre, la viticoltura è una tradizione di famiglia che si rinnova da sette generazioni. La famiglia Capellini custodisce e racconta questo paesaggio fatto di muretti a secco, terrazzamenti e mare, trasformandolo in vino e memoria condivisa.


Cantina Capellini Volastra

A Volastra, cuore delle Cinque Terre, la viticoltura è un gesto quotidiano e insieme un atto di resistenza. Qui la famiglia Capellini porta avanti una tradizione lunga sette generazioni, trasformando un territorio impervio in paesaggio culturale. I muretti a secco, i terrazzamenti, le vigne a picco sul mare: la cosiddetta viticoltura eroica che ha reso questo borgo parte del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Alla guida dell’azienda agricola c’è Luciano, erede di un sapere trasmesso di padre in figlio. Con lui il figlio Mirco e la moglie Laura, impegnati in un percorso che coniuga tecniche moderne e rispetto delle radici.


Il vino come paesaggio liquido

Il Cinqueterre Doc è l’emblema del territorio: Bosco, Albarola e Vermentino danno vita a un bianco sapido e minerale, capace di restituire nel bicchiere i profumi della macchia mediterranea. Accanto a lui il Menestrun d’Ua, rosso di antiche uve miste, memoria contadina che torna attuale. Lo Sciacchetrà, vino da festa e meditazione, resta il più prezioso: ottenuto da grappoli messi ad appassire fino a novembre, racchiude la pazienza delle donne del paese che ancora selezionano le uve filare per filare.

Non manca il Vin de Gussa, bianco di buccia nato dal recupero delle vinacce dello Sciacchetrà, esempio concreto di una cultura che non spreca e che sa trasformare ogni goccia in racconto.



Tra vigne e racconto

La cantina Capellini non è solo produzione: è anche Agrivino, un punto degustazioni tra i filari affacciati sul mare, e soprattutto MUVI, un percorso interattivo che guida alla scoperta delle tradizioni di Volastra. Sei tappe, fruibili anche con lo smartphone, per entrare nella storia di un borgo che ha fatto della viticoltura la propria identità.



La sfida della memoria

“Riqualificare un territorio quasi abbandonato è stata la scommessa della nostra famiglia”, racconta Mirco Capellini. “Comunicare l’impegno e il lavoro che stanno dietro con un canale diretto come l’Agrivino, poter condividere e raccontare personalmente i nostri vini, è il modo migliore per trasmettere quello che papà Luciano ci ha insegnato”. Dai gradoni che guardano il mare, i Capellini continuano a intrecciare passato e futuro. Con i muretti a secco da preservare, i vigneti da coltivare, i vini da far conoscere. E con la certezza che questo territorio, faticoso e meraviglioso, merita di essere raccontato.




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Magazine nazionale di gastronomia e cultura.
Un progetto editoriale indipendente che racconta il cibo come espressione di identità, territorio e immaginario collettivo.

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