Sepino Altilia, la piccola Pompei del Molise
- Silvia Assunti
- 19 nov
- Tempo di lettura: 5 min
di Silvia Assunti
C’è un luogo in Italia in cui il tempo non scorre: si stratifica. È Sepino Altilia, città romana immersa tra le colline del Molise, un luogo così silenzioso e intatto da sembrare irreale. Qui ogni passo riporta indietro di secoli, tra basiliche, fori, teatri e case rurali poggiate su antiche fondamenta. Visitare Sepino significa entrare in una Pompei meno nota ma altrettanto sorprendente, dove la storia attraversa con forza dirompente il visitatore. E forse è proprio qui, in questa città sospesa, che il Molise smette di essere leggenda e inizia finalmente a esistere.

Il Molise, la regione più misteriosa d’Italia
Da piccoli ci chiedevamo se il Molise esistesse perché nella conta delle regioni, puntualmente non veniva mai nominato. Campobasso era quella città quasi mitica, capoluogo di una Regione fantasma.
C’era chi diceva che il Molise era un’Umbria che non ci aveva creduto davvero, chi sosteneva che esisteva solo nella carta geografica ma non nella realtà.
Quando ho deciso di visitare il Molise, forse anche per scoprire se esiste davvero, non ho trovato alcun cartello stradale di demarcazione delle regioni. E, quindi, ancora oggi mi chiedo: “ma il Molise esiste?” Sì, esiste, ed è una regione ricca di storia e cultura con una perla nascosta tra le colline, la città di Sepino Altilia.
Sepino Altilia, perché è chiamata la piccola Pompei del Molise
Sepino è conosciuta anche come piccola Pompei del Molise e, non appena varcata una delle sue quattro porte di accesso, la ragione è lampante. Il tempo si arresta per poi scorrere al contrario mentre diverse epoche si dipanano davanti agli occhi del visitatore. Sepino Altilia, infatti, raccoglie secoli di storia, dall’insediamento romano fino agli inizi del ‘900. Accanto ai resti dell’insediamento sannita del IV secolo si ammirano le costruzioni medievali, mentre il teatro, risalente al I secolo d.C., è sovrastato da costruzioni rurali del XVIII secolo. Infine, gli edifici novecenteschi restaurati per mostrare la quotidianità della vita contadina, oggi ospitano le esposizioni di mostre e reperti archeologici.
Le Porte monumentali e le mura antiche della città di Altilia
Alla città di Altilia si accede da Porta Terravecchia dove, poco oltre Casa della Colonna, si trova il punto informazioni e la biglietteria.
Porta Terravecchia è uno dei quattro punti di accesso alla città e apre sul cardo, al termine del quale si trova Porta Tammaro. Sul decumano, invece, si aprono Porta Bojano e Porta Benevento.
Tutte e quattro le porte monumentali erano costruite a un solo arco ed erano fiancheggiate da due torri a pianta circolare. Le mura che circondano la città, di età augustea, sono realizzate in opera reticolata e, oltre a funzionare come difesa della città, avevano anche funzione politica, propagandistica e di controllo strategico del territorio.
Ancor oggi davanti a Porta Bojano, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un vero e proprio arco trionfale e di entrare in una città che nulla aveva da invidiare ad altri centri romani di spessore.
Basilica, Foro e vita pubblica nell’antica Altilia
Lasciata Porta Terravecchia alle spalle, il percorso di visita si snoda lungo il decumano costeggiando i resti della Basilica, a sinistra, e il Foro con gli edifici pubblici, a destra.
La Basilica, costruita all’incrocio tra cardo e decumano, era la diretta continuazione della vita pubblica che si svolgeva nel Foro. Aveva principalmente la funzione di amministrare la giustizia e presenta una sola sala rettangolare suddivisa internamente da venti colonne con capitelli ionici. Probabilmente in epoca tarda fu utilizzata come luogo di culto presso i cristiani.
Il Foro, opposto alla Basilica, era il cuore pulsante della vita cittadina dell’antica Altilia. Sul Foro si aprivano vari edifici pubblici e religiosi, purtroppo, a causa della continua asportazione dei materiali e degli elementi di pregio, non è possibile ricostruire con certezza la loro disposizione.
Il Teatro romano di Sepino e il Lapidarium

Proseguendo lungo il cardo, si giunge fino al complesso che ospitava il campus, la piscina e il porticus. Parzialmente scavato, il complesso doveva svolgere una funzione complementare al teatro intrattenendo e riparando gli spettatori. Non è da escludere che la vasta area fosse utilizzata come palestra o per ospitare i giochi gladiatorii.
Il Teatro si trova in una posizione defilata rispetto alla Basilica e al Foro proprio per evitare di non ostacolare la vita cittadina. In origine ospitava 3000 spettatori ed era presente una struttura che permetteva di coprire temporaneamente le gradinate e il sipario. Oggi, la scena è sormontata da un edificio rurale che ospita il Lapidarium - un’esposizione di reperti archeologici del sito. Si conservano anche l’orchestra e parte della cavea dove, a partire dal XVIII secolo, furono realizzate delle costruzioni rurali, oggi sede di un museo.
Se la Basilica e il Foro offrono al visitatore uno squarcio su quella che era la vita nel I secolo d.C., il teatro è un vero e proprio salto nel tempo e non sarebbe strano vedervi gli attori in maschera recitare.
Le terme, il macellum e gli edifici privati
Continuando la visita fuori le mura, si incontra l’edificio funebre di P. Numisius Ligus, personaggio illustre dell’antica Sepino. Si arriva, quindi, a Porta Bojano dove un’iscrizione onora i figli adottivi di Augusto, Druso e Tiberio, che finanziarono la realizzazione di mura e porte. Poco oltre Porta Bojano si trovano il complesso termale nonché case e botteghe, segno dello sviluppo urbano della città.
Sempre lungo il decumano, tra i resti delle case e delle botteghe, si trovano gli scavi di un edificio di culto e del Macellum, luogo deputato alla vendita degli alimenti. La corte interna, a pianta esagonale, accoglie una macina di frantoio sicuramente ivi collocata in epoche successive.
Superata la Basilica, continuando lungo il decumano, si attraversa il Foro dove fu realizzata la Fontana del Grifo oggi perfettamente restaurata.
Infine, prima di lasciare la città attraverso Porta Benevento e raggiungere il Mausoleo di Ennio Marso, si trovano i resti della Casa dell’impluvium Sannitico e la Casa con Conceria.
Camminare tra le pietre di Sepino significa attraversare secoli che convivono senza scontrarsi: il mondo sannita, l’urbanistica romana, le sovrapposizioni medievali, le case rurali del Settecento e le tracce della vita contadina del Novecento.
È un luogo che non espone la storia ma la racconta in silenzio, come un archivio a cielo aperto dove ogni muro, ogni arco e ogni frattura combacia con un’epoca diversa.
Forse il Molise continua ad alimentare la sua leggenda proprio grazie a posti così: discreti, intatti, remoti. E se davvero “il Molise non esiste”, Sepino è la prova più elegante del contrario, una città che esiste ancora, più viva del tempo che ha attraversato.
Per informazioni su orari, visite e iniziative, è possibile consultare il sito ufficiale del Parco Archeologico di Sepino.





































